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Gli automobilisti, l’inferno dei ciclisti. E viceversa!

Il “Bonus Mobilità” è una manna dal cielo per gli appassionati, destinato però a riaccendere vecchi e di nuovi contrasti.

ACCI – ASSOCIAZIONE CONSUMATORI CITTADINI ITALIANI prevede purtroppo un’impennata preoccupante dei sinistri stradali.

I ciclisti, spesso con mezzi malandati, freni assenti o malfunzionanti e privi di dispositivi sonori (campanello) e di illuminazione (luci anteriori, posteriori e catadiottri) circolano liberamente senza rispettare la segnaletica ed i semafori, sulla carreggiata della strada in contromano o in senso vietato, a destra o a sinistra, destreggiandosi tra i mezzi che provengono nella stessa direzione o in quella opposta e tra quelli che si apprestano ad attraversare incroci e intersezioni, tenendo il manubrio con una mano ed utilizzando l’altra per parlare o leggere ed inviare messaggi al cellulare, per mangiare un panino, per bere una birra, o peggio senza mani, talvolta sovraccarichi di merce e magari anche con il bimbo sul manubrio o dietro, oppure affiancati o aggregati ad una o più biciclettine dei propri piccoli. Ma non mancano di circolare anche sui marciapiedi, cercando di evitare pedoni, bimbi, passeggini, altre biciclette e persino motocicli in transito o coloro che escono dalla propria abitazione o dagli esercizi commerciali, convinti di essere al sicuro sul
marciapiede.

Attraversano la strada sbucando improvvisamente da ogni parte, senza guardare o prestare la benché minima attenzione ai veicoli che eventualmente sopraggiungono, senza rispettare la segnaletica ed i semafori, ma piuttosto concentrati a parlare, leggere o inviare messaggi al cellulare, leggere il giornale, chiacchierare con chi gli è accanto, mangiare, bere, ed esercitare le più svariate attività. Le strisce pedonali, quando utilizzate, sono spesso prese d’assalto, come se fossero un percorso di proprietà esclusiva e protetta che legittima ad attraversarle a tutti i costi, in qualunque situazione e condizione, ed a prescindere dalla segnaletica. Del pari coloro che circolano ormai dappertutto e sempre più diffusamente, utilizzando i cosiddetti “acceleratori di andatura” e “dispositivi per la micromobilità elettrica”, quali ad esempio monopattini, pattini a rotelle, skateboard, hoverboard, segway, monowheel ed altri ad essi assimilabili.

Tutti, convinti di godere di un “diritto naturale” di circolazione in totale ed assoluta libertà, che attribuisce loro priorità e precedenza rispetto a tutti gli altri utenti della strada e quindi esonerati dal rispetto delle più elementari regole di prudenza e delle norme sulla circolazione stradale, come se circolassero a casa propria; eppure anche in casa è necessario guardarsi intorno ed osservare un minimo di regole e di precauzioni per evitare danni a se stessi ed agli altri coabitanti.

Tralasciando in questa sede il comportamento dei conducenti dei tradizionali veicoli a motore (auto, ciclomotori, ecc…) muniti di targa, anch’essi non scevri a priori da responsabilità, non si comprende quali siano le ragioni che inducono i pedoni, ma in particolare ciclisti, ed ora anche i conducenti dei dispositivi di micromobilità, a violare disinvoltamente le norme sulla circolazione stradale e le più elementari regole di prudenza, ignorando o tralasciando che sono poste anche e soprattutto a tutela della loro stessa incolumità, in quanto soggetti più deboli e più esposti a rischi. Per essere più chiari, non si comprende ad esempio perché un ciclista percorre una strada in contromano o in presenza di un divieto di accesso/transito, consapevole del rischio che possa scontrarsi con un veicolo proveniente dal senso opposto? Né si comprendono le ragioni che inducono le autorità preposte ad essere tendenzialmente tolleranti di fronte a tali manifeste e diffuse violazioni, ed anche rispetto allo stato dei mezzi utilizzati, spesso privi dei dispositivi di sicurezza
essenziali ed obbligatori per legge (luci anteriori e posteriori) e tralasciando quindi, non solo i rischi sulla loro incolumità, ma anche il danno e/o il pregiudizio che potrebbe ingiustamente ed incolpevolmente subire il conducente del veicolo che dovesse addivenire con essi in collisione. Eppure è evidente che la diffusione delle biciclette e di tutti i mezzi di micromobilità urbana, per quanto condivisibile e sostenibile, mal si concilia con il mancato rispetto delle norme da parte di tutti gli utenti della strada poiché viceversa, in applicazione del generale principio del reciproco affidamento, contribuirebbe di certo a rasserenare il clima di tensione, nonché a ridurre rischi e danni alla salute, ed il numero delle vittime della strada.

Non è questa la sede per indagare sulle cause di siffatti comportamenti e violazioni, ma non vi è dubbio che tollerarli e non sanzionarli equivale a legittimarli, radicando nei protagonisti ragioni e diritti di impunibilità privi di fondamento, ed a diffondere false regole sulla “educazione stradale”. Sul punto, giova rammentare che l’educazione stradale (educazione civica), originariamente introdotta e resa obbligatoria negli Istituti scolastici dal 1992, nel tempo è stata completamente disattesa, tant’é che nel marzo 2000 il Ministero dei Trasporti formalizzava al Parlamento la inosservanza “di fatto” delle disposizioni stabilite dalla legge, ed il conseguente incremento delle vittime della strada.

Ma anche la vigente normativa, appare spesso inadeguata e contraddittoria, allorquando dispone ad esempio che la guida dei monopattini e dei dispositivi di micromobilità è consentita, ai maggiorenni, senza alcun titolo di abilitazione alla guida, ed ai minorenni solo se in possesso di patente categoria AM, dando erroneamente per scontato che i maggiorenni, in quanto tali, siano a conoscenza delle norme sulla circolazione stradale e così pure i minorenni quando sono alla guida di una bicicletta!

Del pari i pedoni, anch’essi tenuti al rispetto della normativa, ma che invece non ricevono alcuna formazione al riguardo. In questo contesto, non ci si meravigli quindi se i suddetti utenti della strada circolino liberamente nel “rispetto” di autoctone regole di buon senso, piuttosto che nel rispetto della vigente normativa, diffusamente percepita come obbligo a carico dei soli automobilisti e motociclisti e non anche a carico dei pedoni, dei ciclisti e dei conducenti dei nuovi mezzi di micromobilità, altrettanto pericolosi, che tuttavia circolano disinvoltamente dappertutto.

Di fronte a tale devastante situazione, non resta che guidare, non solo nel rispetto delle norme del codice della strada, ma anche e soprattutto armandosi di pazienza, tolleranza, prudenza e buon senso, sperando che nulla accada!

Autore, Avv. Pietro Casilli

E-mail:  info@accinazionale.it

@Diritti Riservati.

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